Cartoline da Piombino: Cittadella
La Cittadella, che da Piazza d’Armi era stata trasformata negli anni 30 nel grande giardino pubblico ancora esistente, appariva alla fine della guerra piuttosto danneggiata dai bombardamenti aerei, soprattutto nella sua parte più elevata. L’edificio del Dispensario della Croce Rossa Italiana, inaugurato nel 1927, era stato centrato da una bomba che l’aveva completamente distrutto e non venne più ricostruito.
Notevoli danni furono arrecati anche all’edificio della caserma che aveva sede nella Cittadella vera e propria e dove si erano succeduti nel tempo vari corpi dell’esercito.
Una volta ripristinato, nei primi anni 50, l’edificio ospitò il reparto Celere della Pubblica Sicurezza con tanto di automezzi nell’ala dove ha sede attualmente I’Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato “A. Volta” ed un nucleo di pronto intervento dell’Arma dei Carabinieri nell’altro lato, il quale vi restò fino ai primi anni 60.
Questi reparti venivano impiegati per compiti di emergenza durante i tumulti cittadini abbastanza frequenti in quei tempi.
La prima vera realizzazione della zona di Cittadella fu la costruzione dei due palazzi riuniti in un unico edificio con due ingressi separati; uno in Piazza Manzoni e l’altro sulla Via Padre Giustino Senni, realizzati sacrificando una parte di giardino in zona altamente panoramica e che ha deturpato la storicità ambientale di questa parte della città.
Essi furono abitati dal novembre 1955 nel 1959 in Cittadella si deve purtroppo registrare una delle offese più gravi arrecate al patrimonio storico, artistico e culturale della nostra città e cioè l’abbattimento, avvenuto quasi di nascosto ed in gran fretta, del quattrocentesco Palazzo Appiani, residenza del Signore di Piombino e più tardi della sorella di Napoleone, Elisa Bonaparte e di suo marito Felice Baciocchi Principi dello Stato piombinese nell’ultimo periodo della sua indipendenza, per far posto alla villa del direttore dell’Ilva.
Nell’inutilità, almeno in questa sede, di andare ad indagare responsabilità ed interessi che pur ci devono essere stati fra le parti, resta ancora vivo il rammarico e lo sdegno per tanto inutile scempio, e se in un’ottica di economia a vasto respiro si può ad esempio anche arrivare a comprendere, pur dovendo compiere uno sforzo di volontà davvero notevole, il sacrificio di un ambiente unico come quello di Pontedoro, qui la scelta appare del tutto gratuita e pretenziosa, senza nessuna giustificazione plausibile.
Degli anni 60 dobbiamo rilevare poi la costruzione del prefabbricato che ha ospitato dapprima la Scuola Media Statale “A. Manzoni” e poi da ultimo l’Istituto Professionale Statale per il Commercio e che venne inaugurato all’apertura dell’anno scolastico 1964-1965.
Attualmente in disuso, esso venne costruito a ridosso della caserma vista prima, all’angolo fra Via Padre Giustino Senni e Via della Fortezza dove era l’ingresso e dove si possono ancora vedere parte degli imponenti bastioni che fortificavano la Cittadella.
Alla fine di questa via era stata realizzata una scalinata in cemento armato che conduceva alla spiaggia sottostante denominata “Sotto i frati” e che nel 1969 subì un crollo ancora visibile nella sua parte iniziale.
In zona adiacente la Cittadella, sulla Via Padre Giustino Senni, era stato inaugurato il 6 novembre 1964 l’asilo riservato in un primo momento ai figli dei dipendenti dello stabilimento Italsider (ex Ilva) che ne aveva finanziato la realizzazione, i cui muri di cinta confinavano da una parte con la chiesa dell’Immacolata e dall’altra con la Via della Fortezza appena vista.
A monte di questa nuova costruzione si trovava la “Casa del Fanciullo”, realizzata nel 1954 e anch’essa confinante con Via della Fortezza, quindi il campo di calcio dell’Immacolata fatto realizzare da Padre Mammoli nel 1969 “strappando” terra a monte e a mare sotto il convento dei frati.
Tornando un attimo sulla Cittadella, si deve infine lamentare la perdita del bel giardino sul mare collegato all’ospedale vecchio.
Realizzato negli anni 30, è andato in malora dopo un lungo periodo d’incuria e di abbandono.